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di Giacomo Conti

Il caso

La blockchain è il futuro e cambierà il mondo”, “Tutti nel futuro useremo criptovalute”, “Se non investi in criptovalute sei uno sprovveduto ”.
Chi non ha mai sentito parlare di criptovalute, blockchain, di BitCoin, Ethereum alzi pure la mano.

Si faccia avanti, invece, chi ha sentito parlare del caso OneCoin, offerta dai promotori come il nuovo BitCoin e la moneta elettronica del futuro.
Questo caso dovrebbe mettere in guardia ogni investitore che decida, più o meno consapevolmente, di investire i propri in vere e proprie truffe.

Ci tengo a precisare come non ritenga le criptomonete, in sé, delle truffe; tuttavia, molti utilizzano criptomonete, reali o inesistenti, per truffare la gente e questo dato è innegabile.
Mi sforzerò, per esigenza di sintesi di riassumere il caso in breve precisando che i fatti sono stati istruiti dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che ha comminato significative sanzioni per le società che vendevano questa criptomoneta disponendo la cessazione delle attività di vendita.

Lo scopo di queste società era (ed è ancora) quello di promuovere l’adesione al programma di acquisto e di diffusione della “criptomoneta” OneCoin.
La società prometteva, infatti, falsamente ingenti guadagni: ad esempio, l’acquisto del pacchetto da € 27.530 avrebbe consentito di ottenere un controvalore di € 3.000.000 dopo solo due anni dall’adesione al programma!
Addirittura, secondo i promotori di OneCOin, la criptomoneta dovrebbe performare meglio di Amazon, la cui azione era quotata nel 2015 intorno ai Trecento Dollari per arrivare a raggiungere, a distanza di cinque anni, un valore di poco superiore a 1800 dollari.

Per attirare nuovi investitori, i promotori premiavano i membri con dei bonus, che costituivano, in realtà, l’unica, effettiva e reale remunerazione del programma derivante dall’acquisto della criptomoneta.
L’adesione al programma richiedeva, infatti, l’acquisto necessario di un kit di formazione abbinato ad una certa quantità di “moneta” o tokens.

Lo schema piramidale realizzato prevedeva, infatti una fee d’ingresso, da pagarsi in Euro, Dollari o altra moneta reale, necessaria per entrare nel sistema e per convincere altri consumatori della bontà del prodotto e un’attività di indottrinamento degli associati attraverso i pacchetti di formazione.
Il sistema di bonus prevedeva, in questo senso, un bonus diretto per l’adesione di ogni nuovo membro che investe in OneCoin, un network bonus per la creazione di una rete di vendita propria, un matching bonus per chi, in possesso del pacchetto “Trader”, riesca ad avere al primo livello della rete altri due membri che acquistino il suo stesso kit e, infine, altre provvigioni collegate alla grandezza della “piramide” costruita e al volume di vendite effettuate individualmente, erogate su base discrezionale dalla società promotrice per i vertici più in alto dello schema piramidale.
I promotori enfatizzavano, infatti, la circostanza che “OneCoin è un investimento dagli alti rendimenti” e che il suo andamento “sarà uguale al Bitcoin non appena la moneta sarà attiva”, senza tuttavia fornire dettagli circa l’algoritmo su cui si sarebbe dovuta basare la sedicente criptomoneta e l’effettivo funzionamento del processo di mining.
OneLife e gli altri professionisti promuovevano OneCoin sulla base della promessa di incremento di valore correlata al semplice trascorrere del tempo, senza che l’aderente dovesse svolgere alcuna attività.

Come nei più classici dei Ponzie Scheme, le società non fornivano alcuna spiegazione dei meccanismi che porterebbero alla crescita del valore e non ne chiarivano il reale significato, omettendo scientemente di indicare quali siano le ragioni su cui basasse la loro previsione così ottimistica posto che i sistemi di generazione della criptomoneta erano inesistenti.

Infatti, durante l’istruttoria, l’Autorità Garante accertava che la criptomoneta OneCoin, di cui non è stato possibile verificare l’esistenza e la consistenza, era un pretesto per un sistema che aveva esclusivamente come obbiettivo l’inserimento di nuovi consumatori che erano l’unico mezzo di sostentamento.
Dopo avere analizzato i fatti, possiamo trarre le seguenti lezioni per operare scelte oculate e consapevoli quando decidiamo di investire in criptomonete sulla scorta dell’entusiasmo o con poche informazioni a nostra disposizione.


E la morale della vicenda? Analizziamo tre secoli di morale raccontata da fiabe e da fatti storici

In primo luogo, non esistono guadagni facili e chi ce li promette è, molto probabilmente, in mala fede o ci sta truffando.
Sin dalla scuola elementare ci insegnano la storia di Pinocchio e del Gatto e della Volpe che invitano l’ingenuo burattino a seminare i suoi zecchini d’oro guadagnati col duro lavoro per poi sottrarglieli nel sonno.
La storia venne scritta da Carlo Collodi a sul finire dell’ottocento e, seppure rivolta a bambini, aveva un significativo messaggio non solo morale, ma anche pratico che si può riassumere, senza banalizzare eccessivamente la storia in un: “Diffidate dal Gatto e la Volpe e tenetevi stretti i vostri zecchini d’oro guadagnati col sudore e con la fatica”.

In secondo luogo, evitiamo di farci abbindolare da parole altisonanti, come blockchain, criptovalute, innovazioni e futuro e tentiamo di investire su cose di cui riusciamo a comprendere, più o meno approfonditamente, il funzionamento.
Già nel secolo scorso Charles Ponzie proponeva, infatti, mirabolanti guadagni da investimenti offshore e da operazioni di alta finanza a investitori non istituzionali e non formati.
Impariamo anche questa lezione oltre a quelle che il Secolo Breve ci ha insegnato e che abbiamo già colto.

Tertium, se alcune persone che ci vendono cose che non riusciamo a capire ci propongono anche attività di formazione è altamente probabile che queste vogliano inserirci in un piano di indottrinamento per fidelizzarci al loro programma e per convincerci a introdurre nuovi membri.
Questo è un processo realizzato comunemente da sette e da fanatici e teso a obnubilare il nostro senso critico che, molte volte, è l’unica cosa che ci può salvare.
Informiamoci bene, anche attraverso Internet e con fonti affidabili a cosa andiamo incontro.

Da ultimo, chi ci promette guadagni semplicemente per coinvolgere altre persone nei suoi schemi è inserito in uno schema piramidale e, se vogliamo davvero bene a chi intendiamo coinvolgere è meglio che ci informiamo bene sull’attività di chi ci ha coinvolto, sperabilmente, prima di essere già indottrinati.

Per chi volesse approfondire ulteriormente il tema, mi riporto al testo del provvedimento dell’AGCM è reperibile al seguente url: https://www.agcm.it/dotcmsDOC/allegati-news/PS10550_scorrsanz.pdf.