Oggi Bill ha installato una nuova app sul suo smartphone: dicono possa prendere il suo volto e renderlo più vecchio, una sorta di predizione del futuro.

La installa senza indugio e si diletta con essa per giorni; usa le sue foto da bambino, quelle di lui alle medie e, perché no, anche quelle odierne; vuole vedersi da vecchio e pensare che sarà un uomo tutto sommato bello, ancora affascinante.

Il giorno dopo essersi sbizzarrito, però, Bill viene a scoprire dei retroscena spaventosi, a dir poco allarmanti: l’app, con sede in San Pietroburgo, utilizza le sue foto in modo “perpetuo, planetario, irrevocabile, senza obbligo di pagare alcuna royalty”.

Bill si collega dunque su Facebook e legge molti stati colmi di terrore e di rabbia scritti da utenti che, nel proprio profilo, specificano orientamento sessuale, data di nascita, indirizzo, dove studiano, cosa studiano, i locali e le persone che frequentano, i film che guardano, i partiti che votano.

Bill nota che c’è una grande attenzione da parte del pubblico inerente la questione, tanto da fargli credere che gli internauti abbiano preso più coscienza circa la rilevanza della propria privacy.

Ecco quindi che scorre la home di Facebook alla ricerca di qualche post che tratti dell’inquietante scoperta effettuata da alcuni ricercatori della Microsoft, i quali hanno dimostrato come i siti pornografici raccolgono i dati di navigazione degli utenti per poi venderli a Google e Facebook, o della sconcertante scoperta che Youtube (leggi Google, ndr) effettua un’indebita profilazione dei minori al fine di renderli oggetto di marketing diretto, ma, con grande rammarico, non ne trova nessuno.

La sorella di Bill appare preoccupata: “Chissà che fine orribile faranno le foto mie e delle mie amiche, una volta nelle mani dei russi!”. Bill prova dunque a spiegarle che le sue foto sono già in giro per il Pianeta da quando partecipò alla “Ten Years Challenge” qualche tempo fa, ma non riesce: la sorella è troppo impegnata a chiedere ad Alexa la posizione della farmacia più vicina che venda farmaci per combattere la candida.

Bill allora manda un messaggio a un suo amico che ha appena pubblicato uno stato carico di odio contro i russi e FaceApp; cerca di spiegargli che non è sensato imbracciare la vecchia carabina del nonno per ottenere giustizia per questo indecente attentato alla propria riservatezza, se prima non smette di sbloccare il suo smartphone tramite il riconoscimento facciale.

Bill sa che i suoi dati più sensibili sono già stati abbondantemente carpiti in malafede dalle multinazionali della Silicon Valley, le quali si autoproclamano gli araldi della tutela della privacy del mondo intero e che impongono termini di utilizzo del tutto simili a quelli di FaceApp .

Bill sa che quando si utilizza un servizio gratuito la moneta di scambio sono i suoi dati personali, pertanto usa questi strumenti con molta attenzione, ma non chiude il cancello ora che il bue è scappato.

Sii come Bill.

 

di Giordano Serra